Regione Lombardia - Provincia di Pavia - Comune di Robbio
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Valpometto - Parco

Parco comunale Valpometto, un prezioso scrigno della natura.

Pensieri, sensazioni, Emozioni e riflessioni in una lunga solitaria passeggiata nell'area naturalistica robbiese oggetto di studi universitari Immersi nel tempo, ma non nello spazio che resta quello di sempre, codificato dalle secolari leggi di una natura, sempre sottilmente diversa, perché viva e mutevole, ma anche implacabilmente e meravigliosamente uguale, con i suoi colori, i suoi profili, o suoi profumi. Così ci si sente percorrendo la Valpometto e lasciando vagare liberi pensieri ed emozioni. Camminando soli e con la mente che passo dopo passo si libera dalla quotidianità assillante per farsi catturare, complice un fresco seppur assolato pomeriggio di giugno, dal volto mutevole e dal silenzio sussurrato di boschi, ripe, prati e ruscelli, che si alternano numerosi e sorprendenti ai tuoi occhi e ai tuoi passi, piano piano la natura di questo splendido parco naturale si immerge e si integra con il tuo pensare e incedere, fino al punto da scoprire di provare strane, insolite ma piacevoli sensazioni.

Ti senti, appunto, fuori dal tempo, librato nella storia piacevolmente paracadutato in una realtà ambientale che è scritta nel tuo DNA ma che non hai mai vissuto a pieno. Ed ecco così che dal bosco di acacie che occupa le sponde scoscese del cavo Caccesca ti sembra di vedere risalire da un momento all'altro uno dei pochi uomini che nel periodo noelitico popolava l'area, completamente boscosa ed umida. E' piccolo, quasi tutto ricoperto da peluria, ma gli occhi sono vividi, saettanti, come le gambe rapide e muscolose che in un batter d'occhio lo riportano nella boscaglia, con le mani gocciolanti dell'acqua appena bevuta. Fai qualche passo e ti trovi sullo sterrato che collega la Valpometto al Tombone e ti par naturale che prima o poi compaia, preceduto da una nuvola di polvere, un cavaliere medioevale che corre a portare ambascerie fra i castelli del novarese, pavese e vercellese che allora non conoscevano divisioni amministrative provinciali ma solo le rivalità e le bizzarrie di signori e nobili che, nella comune fedeltà agli imperatori germanici, riuscivano a comporre grazie a questi 'missi' che si inoltravano nei folti boschi che nacora dominavano il passaggio. Arrivi ad un bosco di ontani, querceti, noccioli, ed intravedi poco più in là una risaia e sorridi al pensiero che potrebbe essere stata 'disegnata' da un secentesco agrimensore di corte, incaricato di sperimentare la nuova coltivazione e che giunto da Milano è stato ospite per mesi della nobile famiglia degli Orsini nel loro castello robbiese. Ancora dominato da questi pensieri, non ti accorgi di essere arrivato negli slendidi canneti di zona Fontaneto, regno incontrastato del tarabuso e di migliaia di altri animali, che hanno ritrovato il loro habitat naturale e la loro salvezza. Improvvisamente centinaia di nitticore, aironi d'Italia, garzette si alzano in volo, spaventate dal crepitare delle armi. E' un altro flash della storia, che illumina la tua mente, immersa nel tempo ancorato a quella fetta di territorio naturale. E allora 'vedi' arrivare dalla vicina via NIcorvo i partigiani, liberati dai compagni mentre venivano portati su un camion della Lir a Mortara, per essere giustiziati. Con il cuore in gola ed il terrore negli occhi si nascondono nella fitta boscaglia, sottraendosi alle ricerche dei Tedeschi e delle Brigate nere. Siamo al secolo ventesimo, quello appena trascorso. Ti stai accorgendo che il viaggio nella Storia, stimolato dalla immutabile e naturale bellezza dei luoghi che stai attraversando, è sul punto di terminare.

Ne prendi vivida coscienza quando, percorrendo un altro angolo di questo immenso e ricco parco, finisci su un verde rialzo del terreno e gli occhi cadono su una pietra incisa con la data 119? -2004 ARDEA. Poi lo sguardo si rivolge in alto ed è attirato dai profili metallici di un'enorme croce di legno che lì è stata posizionata proprio in quei giorni e che domina lo spazio circostante. Ti accorgi e capisci che quella croce è portatrice innanzitutto di un valore culturale di identità che, unisce nel tempo tutti gli uomini e le donne che sono vissute in questo spazio. Gli olmi, le querce, i ciliegi ma anche il picchio e la cincia incominci a sentirli come un importante denominatore comune in quella che è la tua parentesi di vita in questa fetta di Terra. Quella croce, oltre al significato religioso, assume il valore dunque di simbolo di una comune esperienza che ha legato uomini di secoli diversi. Qualche passo più avanti e incontri, addirittura, 'segni' del futuro. Sono delle targhette metalliche che a centinaia identificano alberelli in genere ancora piccoli e fragili: accanto al nome dell'essenza arborea quello di un bambino robbiese e di una data recente. Siamo all'interno del 'Parco dei nuovi nati', altro importante spazio della grande area naturalistica che ogni anno si allarga e soprattutto che 'lega' all'ambiente un altro essere umano. Quelli che oggi sono i piccoli robbiesi che vengono portati da orgogliosi genitori nel Parco a vedere il loro alberello, saranno gli adulti di domani, amministratori, volontari, studiosi, semplici appassionati che con il loro impegno ed il loro lavoro garantiranno la continuità e 'l'immortalità' dell'area naturalistica robbiese. Ancora il tempo di scorgere, passando su ponticiattoli in legno, in un alternarsi di dossi, laghetti, radure, rigagnoli, un capanno splendidamente mimetizzato, dal quale non escono le tonde e minacciose punti dei cacciatori, ma le panciute rassicuranti lenti di un cannocchiale e o di una macchina fotografica di uno dei tanti studiosi che frequentano il Parco, e arrivo dove qualche ora prima avevo parcheggiato l'auto, nello spiazzo erboso all'entrata del Parco. Sta arrivando in quel momento un pulmino giallo, il classico scuolabus con una vociante scolaresca, una delle tante che ormai ogni anno visita l'area naturalistica. La prima a scendere è una non più giovane, ma scattante insegnante bruna, dai capelli corti neri. "Ragazzi - incomincia ad urlare - oggi la lezione di scienze la facciamo qui". Sorrido e penso: "E perché no anche di storia?".

Enrico Barberis