L'oasi Valpometto è ormai entrata nella vita dei robbiesi come qualcosa di veramente nostro, di profondamente sentito. Dieci anni di lavoro totalmente volontario e gratuito hanno trasformato una distesa di pioppi e risaie in una zona naturalistica tra le più belle e curate della Regione. Gli anniversari sembrano fatti apposta per ricordare, oltre che per festeggiare, e io voglio qui ripercorrere gli anni nei quali questa idea nacque e prese forma. Un giorno del 1995 venne nel mio ufficio l'assessore all'ambiente Fulvio Pescarolo e col tono fermo che gli è ben noto mi disse : dobbiamo bloccare l'alienazione dei terreni agricoli della zona "Valpometto" e trasformarli in una grande area naturalistica a disposizione di tutti i cittadini. L'idea mi parve subito molto interessante ma ricordo che gli manifestai anche perplessità circa la gestione e manutenzione di un territorio molto vasto che, se non più coltivato, rischiava di diventare solo un'area abbandonata a sè stessa.
La risposta di Pescarolo fu, come spesso gli accade, nei fatti concreti. Ideò, fondò e presiedette una associazione ambientalista, l'ARDEA, che contava decine e decine di iscritti entusiasti, alla quale l'Amministrazione comunale di allora diede la responsabilità della cura dei terreni. Già l'anno successivo si poteva tenere la prima festa della Valpometto e l'inaugurazione dell'area alla presenza di centinaia di famiglie robbiesi e dei bambini ai quali, con felice intuizione, si dedicò da allora in avanti la annuale assegnazione dell'albero nel Parco "nuovi nati". Tutto quel che seguì diede frutti che sono oggi visibili a chiunque: un parco di notevoli dimensioni, con migliala di specie arboree anche rare messe a dimora; un rifugio per le specie faunistiche sempre più minacciate dalla monocoltura risicola; percorsi naturalistici a disposizione dei robbiesi che amano il verde.
Oggi il gruppo ARDEA può vantare una storia e una consistenza associativa decennale, e la Valpometto è diventata una realtà a cui nessuno vorrebbe rinunciare. Ma il ringraziamento più sincero non può che andare a chi a quel progetto ha creduto e soprattutto lavorato alacremente per tanti anni sfidando ogni avversità, compresi lo scetticismo e le ironie non sempre bonarie di alcuni. Robbio è così, del resto. Diffidente e distaccata all'inizio, ma capace di entusiasmarsi se qualcuno si espone e dimostra di credere in quel che fa. Il mio più sincero auspicio è che così continui ad essere in futuro.
Renato Vittorio Sandri
già sindaco di Robbio